Gli animali che si possono impiegare negli interventi di Pet therapy sono molti e la scelta di quello più idoneo è determinata dalle esigenze psicologiche, fisiche e relazionali del paziente.
Gli interventi con il cane hanno lo scopo di rafforzare l’autostima e curare disturbi emotivi, e fungono da base affettiva sicura in situazioni di disagio sociale o relazionale. Per questi motivi il cane è particolarmente adatto a interventi con anziani ospiti di case di riposo, con degenti degli ospedali, disabili, persone con sindrome autistica, bambini con difficoltà comportamentali ricoverati in ospedale per varie patologie, singolarmente o in gruppo.
Naturalmente, non tutti i cani sono indicati per la Pet therapy, che prevede un cammino specifico di formazione che coinvolge l’animale e il suo conduttore. Therapy dog per eccellenza sono i Golden e i Labrador Retriever.
A differenza del cane, la difficoltà del gatto a fidarsi e affidarsi all’essere umano stimola la costanza nei rapporti, l’autocontrollo, l’impegno prolungato per ottenere risultati tangibili. Inoltre, è stato riscontrato che il piacere e la distensione che derivano dal contatto con il pelo del gatto e dall’emissione delle fusa, riscontro delle attenzioni rivolte all’animale, agiscono in maniera positiva sul battito cardiaco e sulla pressione sanguigna.
Interventi di Pet therapy con gatti possono essere sviluppati anche gestendo gruppi felini dei gattili, a cui somministrare cibo e cure e da cui ottenere, con il tempo, fiducia e avvicinamento graduali.
Fonte: tratto da un bel servizio su Amici di Casa, marzo 2018
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