Alla scoperta della Zebra di Grévy!
Nel 1882 Menelik II, imperatore d’Abissinia (odierna Etiopia) omaggiò l’allora presidente di Francia Jules Grévy con una zebra, convinto della natura regale di questi animali. Uno zoologo francese si rese conto che l’esemplare apparteneva a una specie non ancora nota agli scienziati europei, così la battezzò Equus grevyi in onore del suo presidente.
In fatto di dimensioni, la zebra di Grévy vanta un primato rispetto alle altre due specie esistenti:
- quella di pianura o comune (la più numerosa in assoluto, diffusa dall’Etiopia fino all’Angola e all’Africa orientale, nonostante anche il suo habitat sia fortemente minacciato), e quella di montagna.
Tra queste, la zebra imperiale è però l’unica, ad oggi, che corre un serio pericolo di estinzione: se fino agli anni Settanta del secolo scorso se ne contavano infatti circa quindicimila esemplari, oggi ce ne sono poco più di duemila in Kenya e qualche centinaio in Etiopia, sfiorando così le tremila unità; occorre dunque compiere ogni sforzo necessario prima che la situazione diventi irrecuperabile.
TRA MULO E CAVALLO
L’altezza al garrese della zebra imperiale arriva fino al metro e cinquanta per una lunghezza che può sfiorare i tre metri: una mole decisamente notevole rispetto a quella della sorella di pianura, con i suoi due metri e trenta circa.
Veri e propri pesi massimi, sia i maschi che le femmine della specie raggiungono una stazza di circa 400 chilogrammi, che il maschio può però abbondantemente superare.
Anche la coda (lunga fino a 75 centimetri) e le orecchie sono fuori misura, molto più grandi e lunghe degli standard di razza, e le striature hanno la particolarità di essere più ravvicinate tra loro rispetto a quelle delle loro simili, creando un disegno a dir poco psichedelico; proprio questa peculiarità relativa alla sua pelliccia, ha reso per anni la caccia a questo animale un vero e proprio business, visto il prezzo a cui generalmente le pelli potevano essere vendute sul mercato.
Completamente estinta in Somalia, vive in piccolissimi branchi principalmente tra il Kenya settentrionale e l’Etiopia, oltre che in alcune riserve.
Seppure sia oggi estremamente protetta, per far sì che possa riprodursi in un ambiente sicuro, alcuni esemplari sono stati trasferiti nel Parco Nazionale dello Tsavo, il più grande del Kenya, con una superficie di circa 22.000 km² e un habitat estremamente diversificato e accogliente.
LA FONDAZIONE
Non tutti gli animali possono vantare il “triste” privilegio di avere un’associazione fondata esclusivamente per loro, che si batte quotidianamente per il sacrosanto diritto alla vita e alla continuità della specie.
E’ questo il caso della zebra imperiale: nato nel 2007, il Grévy’s Zebra Trust si dedica alla salvaguardia di questo splendido esemplare e del suo fragile habitat, così fondamentale alla sua sopravvivenza.
Ma, escludendo i principali predatori animali, è da imputare solo all’uomo, alla caccia di frodo e al sempre più ampio degrado ambientale la causa di questo terribile massacro, che ha portato a una diminuzione di oltre il 75% degli esemplari nel giro di qualche decina di anni.
La zebra imperiale è un animale per nulla fragile, e basterebbe davvero poco per garantirne la sopravvivenza: è infatti estremamente resistente e capace di adattarsi con facilità anche ai climi più difficili; seppure quando gravida o nella fase dell’allattamento la femmina ha la necessità di abbeverarsi quotidianamente; in condizioni normali questo mammifero è in grado di resistere alla sete per ben cinque giorni…
Fonte: “Alla scoperta della Zebra di Grévy!” è un estratto da un articolo di Enrica Selvini, tratto da L’Arca di Noè, agosto 2020
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