Salina: la bella storia di Antonello e i suoi gatti!

Antonello Battaglini ha sempre amato gli animali, che sull’isola in cui vive venivano spesso maltrattati. Da anni, lotta per i loro diritti e li protegge dagli avvelenamenti. Oggi non è più solo nella sua battaglia…

«Mi chiamo Antonello, ho 53 anni e il mio mondo è Salina, una delle sette isole Eolie. Vivo a Santa Marina e lavoro per il Comune. Tutto è iniziato quando ero bambino. Avevo un cane, Lassie: un giorno ha cominciato a scappare per andare a trovare una cagnolina, finché il suo proprietario ha pensato di risolvere il problema con una fucilata. La morte di Lassie è stata un dolore immenso. Mi ha fatto capire che non basta amare gli animali, bisogna anche proteggerli.

Uccidere un cane qui non era così strano, pensate che sull’isola c’è uno strapiombo chiamato U Filu di cani perché da lì i cacciatori (e non solo) buttavano giù i cani che non si dimostravano più utili con una pietra al collo. Mi vergogno a dirlo, ma Salina non brilla per la sensibilità verso gli animali.

  • Ai gatti non andava meglio: fino a otto anni fa la regola era che prima della stagione turistica si facesse una strage di randagi seminando polpette avvelenate.

Per fortuna, piano piano le cose stanno cambiando. Io, crescendo, ogni volta che vedevo un animale ferito lo prendevo con me. Ora per esempio a casa ho una decina di gatti e tre cani. Ma questo non bastava e alla fine, qualche anno fa, ho deciso di combattere per gli animali. Ho organizzato una petizione, poi, prima di ogni estate, ho cominciato a vigilare di notte per contrastare gli avvelenatori. Soprattutto, ho cercato di sensibilizzare il Comune, che alla fine ha stanziato una somma per la sterilizzazione.

Così, i gatti di Salina sono diventati la mia missione: adesso, ogni sera tardi esco con la mia bicicletta e porto acqua e crocchette ai mici delle varie colonie. Il gruppo più numeroso si riunisce su piazza Monsignor Paino, che però ormai tutti chiamano la piazzetta dei gatti.

I turisti li amano: a volte mi aiutano ad accudirli e m’inviano sacchi di cibo durante l’anno. Ormai mi occupo di circa una sessantina di gatti. Sfamarli, vaccinarli e curarli quando si ammalano è un impegno oneroso per il mio stipendio da impiegato, ma ho rinunciato a tutto. Per me compro solo l’indispensabile, il resto è per loro.

Pensate che sull’isola non c’è un veterinario, quando un gatto si ammala devo portarlo a Lipari con il traghetto. Sono felice di farlo, anche perché dopo essermi sentito molto solo, ora finalmente non lo sono più. Prima venivo additato da molti paesani come una specie di matto.

  • Tante persone non capivano perché mi preoccupassi per le “bestie” e dicevano: “Ma tanto loro per te non possono fare niente”. Ora invece sono riuscito a coinvolgere un gruppo di persone e a fondare una sezione dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) qui a Marina.

Siamo già oltre 30 soci. Con l’aiuto della sede nazionale, che ha mandato due veterinari, lo scorso dicembre in due giorni abbiamo sterilizzato ben 59 gatti. In più sono arrivate molte cuccette da usare come riparo. Tra i soci ci sono anche alcuni ragazzi. A loro spiego che gli animali regalano tanta felicità, perché sono una vera riserva d’amore. In questo periodo, per esempio, ci occupiamo anche di Cucciolo, che è stato abbandonato: è un cane buonissimo e adora i bambini. Mi aiutate a cercargli una casa?».

 

Fonte: un bell’articolo di Federico Toro, tratto da Confidenze, del 25/06/19
Fonte immagine: https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2019/03/24/dona-terreno-per-farne-unoasi-per-gatti_ce5c9791-049e-4212-82b5-86fcb5c0c3c6.html

 




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