Ogni anno, da 20 a 30 persone vengono salvate dagli oltre 300 cani “bagnini” che vigilano sui nostri mari. A questo scopo alcuni di questi eroi a quattro zampe prestano servizio sulle motovedette della Guardia costiera.
- «Per addestrare un cane al salvataggio nautico ci vuole almeno un anno», spiega Ferruccio Pilenga, presidente della Scuola Italiana Cani Salvataggio (SICS). «Si comincia con l’addestramento a terra, condotto senza guinzaglio: educazione, socializzazione con altri cani, palestra agility. La seconda parte del corso prevede l’insegnamento delle tecniche d’intervento in acqua, necessarie per ottenere il brevetto Sics, valido su tutto il territorio nazionale. Noi le insegniamo al padrone del cane e lui provvede a trasmettergliele».
Di solito l’addestramento avviene in gruppo: i cani, infatti, tendono a imitarsi a vicenda e l’empatia che si crea tra loro facilita l’apprendimento. A 4 mesi i cuccioli partecipano già ai primi test di salvataggio, a un anno e mezzo ricevono il brevetto e poi continuano a lavorare finché la loro salute glielo permette.
«Il “bagnino” per eccellenza è il Terranova, che ama l’acqua ed è capace di buttarsi persino dall’elicottero per salvare la gente. Un solo esemplare può trainare 6 persone», dice Pilenga. «L’Italia è leader a livello mondiale. Stiamo infatti portando avanti tre esperimenti (in Germania, in Grecia e negli Stati Uniti) perché all’estero vogliono seguire le nostre orme».
Info: www.canisalvataggio.it
Fonte: tratto da un bel servizio di Manuela Porta su Airone, marzo 2017
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