Quando si è in fase di atterraggio, l’oblò dell’aereo si trasforma in una finestra che affaccia su un vero e proprio paradiso terrestre: si intravedono le sporgenze rocciose a strapiombo sul mare cristallino, le spiagge dalla sabbia finissima e la macchia mediterranea rifugio delle specie animali.
Siamo al Parco Naturale Regionale di Porto Conte di Alghero, la piccola Barcellona della Sardegna, una città che in passato è stata sotto il dominio catalano e che ancora oggi ne conserva lingua e tradizioni.
L’aeroporto del centro cittadino è confinante con l’area del parco ed ecco perché, appena scendono dall’aereo, residenti e turisti sono accolti nella Riviera del Corallo dalla brezza marina e dal profumo di salsedine. Sì, perché Alghero ospita anche un lungo tratto costiero ricco di grotte sommerse, all’interno delle quali cresce il bellissimo corallo rosso.
Il vero gioiello del territorio sono però gli oltre 5000 ettari del Parco Naturale Regionale di Porto Conte, istituito dalla Regione Sardegna nel 1999, ai quali nel 2002 si sono aggiunti i 2631 ettari dell’Area Marina Protetta di Capo Caccia – Isola Piana.
Alghero non è dunque solo una meta turistica, ma uno scrigno di biodiversità terrestre e acquatica da proteggere e da salvaguardare.
LA MELODIA DELLA NATURA
Ci sono i colori e i profumi della flora mediterranea, i cinguettii degli uccelli che volano tra gli alberi e le impronte delle zampe degli asinelli bianchi che passeggiano sui prati. Il parco di Porto Conte è l’arca di Noè di Alghero, uno dei luoghi più incontaminati della Sardegna.
Dalle zone boschive a quelle costiere, dagli ambienti lagunari a quelli marini, tutto il territorio ospita un ecosistema naturale unico nel suo genere. Oltre al lentisco e alla palma nana, l’oasi custodisce l’Anchusa sardoa (buglossa sarda), una pianta endemica dal fiorellino lilla che cresce esclusivamente all’interno della baia algherese.
Proprio qui, tra la natura rigogliosa e i sentieri del bosco, hanno trovato il loro habitat 3 specie di anfibi, 11 di rettili, 75 specie di uccelli e 23 di mammiferi.
Quando si percorrono i viali alberati o le stradine a strapiombo sul mare, tutti i volatili si raccolgono in un canto che trasforma la foresta delle Prigionette in un’orchestra dai suoni naturali. Se il canto suggestivo della berta assomiglia al lamento di un bambino, basta il verso del falco pellegrino per far nascondere topolini e pipistrelli tra le crepe delle rocce.
Proprio qui nidifica poi il rarissimo e mitologico grifone, un rapace ghiotto di carcasse che riesce a volare per centinaia di chilometri sfruttando solo le correnti ascensionali.
I volatili più “snob” del parco si ritrovano però nella laguna del Calich, un’area umida lontana da occhi indiscreti e popolata dal germano reale, dal pollo sultano e dall’airone cenerino. Dal cielo alla terra, le melodie degli uccelli incantano anche i mammiferi che scorrazzano liberi e felici nel parco, tra i quali il cavallino della Giara, l’asinello sardo, il daino e il cinghiale.
Fonte: estratto da un bel servizio di Fausto Egidio Piu su L’Arca di Noè, luglio 2020
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