Alcuni degli esemplari più affascinanti di lepidotteri si possono ammirare nelle “case delle farfalle”, giardini tropicali in cui questi insetti volano in totale libertà tra piante e fiori esotici
Contano i giorni, a volte le ore. Questi esseri amati in tutto il mondo per la loro eleganza, per gli incredibili colori che sembrano racchiudere l’essenza stessa della bellezza in natura, hanno in genere una vita breve, di pochi giorni o qualche settimana.
Ma in questo limitato lasso di tempo, le loro sfumature fanno sognare grandi e bambini, poeti e pittori, e accolgono con uno sgargiante benvenuto la bella stagione.
Nelle case delle farfalle, in quella dei Giardini della Landriana di Ardea, poco lontani da Roma, o in quella di Palermo al Museo di Arte Contemporanea di Palazzo Riso (che riaprirà al pubblico il 15 settembre), quest’anno è stato possibile ammirare centinaia di farfalle tropicali e autoctone in libertà e, in grandi incubatrici, osservare da vicino le crisalidi da cui nasceranno le specie ospitate dai centri.
La farfalla cassandra, tipica dell’Isola d’Elba, la monarca, la gigantesca cobra svolazzano tra i turisti in compagnia di svariate tipologie di insetti che vanno a completare l’affascinante spettacolo, circondati da piante esotiche e fiori rari.
LE DIMENSIONI CHE CONΤΑΝΟ
Tra gli esemplari che si possono incontrare in questi “Butterfly Eden” può capitare di imbattersi nell’atlante (o farfalla cobra), una enorme falena diffusa principalmente nelle foreste tropicali dell’Asia, dalle Filippine alla Thailandia, che vanta dimensioni ragguardevoli: può raggiungere i 30 centimetri di apertura alare, caratteristica che la rende uno degli insetti più grandi del mondo.
Ma il suo nome si deve ad altro. La cobra ha infatti colori che generalmente spaziano dal marroncino al beige passando dal rosso mattone, sfumature che ricordano da vicino la pelle dell’omonimo serpente.
La sua vita è breve, appena una manciata di giorni, ma durante quel periodo questo esemplare fuori misura spende il suo tempo prodigandosi al massimo per la sopravvivenza della specie: è infatti costantemente dedito all’accoppiamento, che può durare molte ore, e persino un giorno intero.
Questo sforzo, portato avanti nel più totale digiuno (sfruttando le scorte accumulate nello stadio larvale), dà però i suoi frutti. La femmina può infatti deporre oltre duecento uova che si schiudono dopo circa due settimane. Da quel momento, i bruchi si dedicano esclusivamente al nutrimento per tre mesi, fino al periodo della metamorfosi: lì, racchiusi in un bozzolo di seta, diventano crisalidi in poco più di un mese, per uscirne adulte e bellissime.
METAMORFOSI, CHE PASSIONE
Le farfalle, per quanto abbiano vita breve, subiscono diversi cambiamenti. Quello finale, il più affascinante, colorato e conosciuto, non è che una parte del loro ciclo vitale.
Inizialmente viene deposto l’uovo, da cui fuoriesce un piccolo bruco. Questo si nutre di foglie per crescere, quindi va alla ricerca di una pianta ospite, uno stelo o una foglia adatti a tessere il suo involucro di seta.
All’interno di questo morbido, nuovo guscio, abbandonerà la sua vecchia “pelle” per diventare pupa, o crisalide. In questa fase, i suoi colori iniziano a essere visibili oltre i fili di seta, la massa corporea cresce piano piano fino a tendere e infine – con lo “sfarfallamento” – rompere il delicato bozzolo.
Il risultato ultimo di questo lungo processo, che può durare mesi, è la farfalla come la conosciamo. Non più nutrimento a base di foglie, ma fiori e frutta. Non più il lento strisciare del bruco, ma il leggiadro volo, che regala i suoi meravigliosi colori e le sue splendide sfumature alla primavera.
Le ali delle farfalle sono ricoperte di scaglie, proprio come quelle dei serpenti, ed è per questo che prendono il nome di lepidotteri: dal greco lepido, che significa scaglia, e pteron, ossia ala.
Per nutrirsi, nulla di meglio di una spiritromba: una sorta di proboscide avvolgibile, che si arrotola sotto il capo, da cui aspirano il nettare dei fiori. Questa particolarità non appartiene a tutte le specie: quelle notturne o quelle più primitive non ne sono dotate, perché durante lo stadio adulto sfruttano il nutrimento precedentemente accumulato…
Fonte: estratto dal bel servizio di Enrica Salvini su L’Arca di Noè, luglio 2019
Fonte immagine: flickr
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