In pochi possono vantare di averla vista, perché i rari esemplari vivono nascosti, ma tutti la conoscono per fama: “occhio di lince” si usa dire per descrivere una vista prodigiosa. E il paragone è quanto mai azzeccato
Assomiglia a un grosso gattone dagli occhi allungati orientaleggianti, il manto rosso maculato, e si distingue per una peculiarità: la punta nera delle orecchie, quel caratteristico ciuffo che tanto le allunga.
L’udito, insieme alla vista, è uno dei sensi più sviluppati in questo felino, che fu studiato e identificato come Lynx lynx per la prima volta nel 1758 da Linneo, il celebre medico, botanico e naturalista svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.
La storia della lince potrebbe essere simile a quella di innumerevoli altre specie di mammiferi. Probabilmente originaria dell’Africa nel periodo del Pliocene medio superiore (5-3 milioni di anni fa), il primo reperto data almeno 4 milioni di anni, dall’Africa si sarebbe diffusa in Asia (lince nordica) e successivamente in Europa nel Pleistocene medio.
Nelle regioni delle Marche, Abruzzo e Molise era presente nell’Ottocento, poi si estinse sia per difficoltà a procurarsi il cibo (la lince è carnivora, caccia lepri, conigli, cervi e caprioli), invisa alle popolazioni locali perché assaliva gli animali domestici, sia a causa di epidemie a carattere infettivo. Ricomparve negli anni ’50 del Novecento, in concomitanza con la trasformazione del quadro faunistico europeo, da quando la sua preda preferita, il capriolo, tornò a popolare le Alpi.
Negli anni ’70, la lince ha trovato la sua condizione ideale nell’arco alpino dell’Europa occidentale (Svizzera, Austria, Slovenia): oggi in quest’area complessiva che include l’Italia, gli animali assommano a circa 120 esemplari; pochi, se si considerano le cifre nel grande Nord (Svezia, Norvegia, Finlandia) dove arrivano a 2800, come nei Carpazi (Polonia, Romania, Ungheria) o nei Paesi Baltici (Russia, Lituania, Ucraina) dove se ne contano 2000.
A partire dagli anni ’80, la lince è considerata ovunque specie rara e protetta.
Conduce una vita per lo più solitaria, gli esemplari adulti si incontrano solo quando avvertono il richiamo della procreazione e la frequentazione si limita al corteggiamento e al concepimento, poi le strade si separano. I maschi si accoppiano con più femmine, mentre le femmine hanno un solo compagno durante la stagione riproduttiva. La gravidanza ha la durata di due mesi e mezzo, e i cuccioli possono essere da due a quattro.
Fonte: un bellissimo articolo di Tito Parrello, tratto da l’Arca di Noè, febbraio 2019
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