Alcuni cani sono maltrattati perché non viene permesso loro di esprimere la propria natura: ricevono attenzioni adatte a un bambino, ma non a un 4 zampe!
Questo comportamento, detto di antropomorfizzazione, è la tendenza a interpretare le altre specie come fossero “uomini” e ci porta a leggere in maniera sbagliata i comportamenti del cane e a snaturarlo al punto da negargli di essere un soggetto con un carattere e dei bisogni specifici.
Talvolta, quando il cane diventa il sostituto di un qualsivoglia affetto, subisce maltrattamenti involontari: quasi fosse una bambola, lo si vede avvolto in un cappottino con la testa ornata di fiocchetti, il collare che diventa un girocollo di strass, mentre si sposta lungo il marciapiede in una carrozzina affinché le sue zampe rimangano distanti dal sudiciume della strada.
Talvolta mi sento dire:”Il nostro cane era ciò che mancava in famiglia; senza di lui, chissà come faremmo”.
Ma il cane non ha scelto di essere investito di questa enorme responsabilità, né di dover sostituire qualcosa o qualcuno che manca o non c’è più. Però non può ribellarsi, altrimenti sarebbe bollato come cane difficile, laddove gli viene invece addossato un ruolo che non può capire.
Ciò che invece capisce benissimo è che può fare poco o nulla di quello che gli piacerebbe, mentre vive un’esistenza di forzature continue.
In aggiunta, il cane ha un’empatia e una docilità innate verso l’uomo che, unite alla sua sviluppatissima intelligenza sociale, contribuiscono a renderlo quasi inerme di fronte alle imposizioni subite.
Vita in città
Il cane non ama i luoghi affollati, non è a suo agio quando viene sballottato in mezzo a decine di gambe umane, non ama i rumori forti. Ma pur di restarci accanto, si sforza per adattarsi. Ogni tanto però ricordiamoci anche dei suoi bisogni: lasciamolo correre libero, sguazzare nelle pozzanghere, rotolarsi nell’erba, abbaiare, senza proferire il solito “no!”.
Se si sceglie di vivere con un cane, gli si deve permettere di esprimere la sua diversità: niente acconciature umane (vietato sporcarle) e noiose giornate immobili sul sofà.
La sua unica scappatoia è quella di allontanare preventivamente da sé tutto ciò che apprende essere fonte di allarme per il proprietario. Diventerà così un cane ansioso, sempre in allerta, tendente ad abbaiare, incapace di trovare la calma.
Poiché ogni sua iniziativa è soffocata, non sarà in grado di concentrarsi da solo in alcun tipo di attività.
Potrà sviluppare paure ambientali (verso determinati luoghi o alcune superfici) e sarà privato di qualunque gratificazione perché gli viene impedito di conoscere il mondo attraverso ciò che gli dicono il suo naso, il suo pelo bagnato dalla pioggia, le sue zampe che si rinfrescano in una pozzanghera, i suoi occhi mentre osservano gli altri cani per imparare…
Altri articoli dell’etologo Roberto Marchesini sul nostro blog
Fonte: estratto da un bell’articolo dell’etologo Roberto Marchesini, tratto da Focus Wild di aprile 2017
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