Un gatto randagio – per giunta selvatico – vive alla giornata, non si cura dell’avvenire. Eppure, può essere in grado di passare alla storia, ponendo le basi di una discendenza che prosegue di generazione in generazione.
I fatti sono andati in questo modo, perlomeno così vengono narrati…
Nei pressi di una miniera di stagno abbandonata a Buckfastleigh, una piccola città inglese con meno di 4000 abitanti, viveva un gatto selvatico maschio dal pelo riccio.
Si accoppiò con la gatta domestica Calico di Beryl Cox, che abitava poco distante da lì e, quando questa partorì, solo un piccolo della cucciolata (che fu chiamato Kirlee) presentava lo stesso manto riccio del padre.
In un primo momento la Cox pensò che si trattasse di un incrocio con un Cornish Rex, giacché la contea di Devon (dove sorgeva la sua casa) confina a sud-ovest con la Cornovaglia, il luogo di origine di quella razza.
Fu allora che osservò con occhi diversi il solitario custode della miniera e soprattutto il suo caratteristico manto, convincendo finalmente dell’autentica paternità.
La nuova genealogia fu ribattezzata Devon Rex dalla contea in Inghilterra dove ha avuto origine.
Nel 1968 il Devon fu importato negli Stati Uniti, dove ottenne un primo riconoscimento ufficiale dall’ACFA (American Cat Fanciers’ Association), un’organizzazione no-profit dedita al censimento e alla certificazione dei pedigree felini.
La TICA (The International Cat Association), altra importante organizzazione felinofila, inserì i Devon nei propri archivi anagrafici a partire dall’anno della sua fondazione, nel 1979.
Oggi, benché il Devon non abbia mai surclassato in popolarità il Cornish Rex, è riconosciuto da tutte le associazioni, comprese le europee GCCF (Governing Council of the Cat Fancy) e Fife (Fédération Internationale Féline).
Le orecchie larghe e molto grandi (in particolare alla base), dalle punte morbide che terminano con ciuffetti di pelo simili a quelli delle linci, danno al Devon Rex un aspetto singolare, che gli è valso paragoni con i lineamenti di elfi e fate (o di extraterrestri in accordo coi canoni estetici dell’immaginario fantastico).
A conferirgli un’apparenza eterea contribuiscono gli occhi, ampi e profondi, dalla forma ovale inclinata verso il bordo esterno dei padiglioni auricolari: verdi, blu, azzurri o color visone (marrone tendente al grigio), in generale armonia cromatica con la pelliccia.
Il Devon ha un manto morbido, denso, riccio e ondulato, assai piacevole al tatto ma anche estremamente delicato (ragion per cui occorre prestare attenzione quando si spazzola) e può presentare chiazze senza pelo (fino al successivo periodo di crescita, in autunno e in primavera).
Il corpo è muscoloso e agile, ben proporzionato, gli arti slanciati e sottili, ma anche resistenti, con le zampe posteriori un po’ più lunghe di quelle anteriori; la taglia è media, il peso varia da 3 a 5 kg e la lunghezza si attesta intorno ai 35 cm…
L’interessante articolo sul Devon Rex continua nel numero di giugno 2019 della rivista ufficiale della rubrica del TG5.
Fonte: estratto da un bel servizio di Tito Parrello su L’arca di Noè, giugno 2019
Fonte immagine: https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Devon_Rex_Izzy.jpg
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