L’invecchiamento dei nostri beniamini con la coda è caratterizzato da tutta una serie di modificazioni fisiologiche, che si instaurano in maniera graduale a carico degli organi interni ed esterni nel momento in cui i nostri pet entrano nella terza età.
Uno degli aspetti che maggiormente colpiscono chi ha scelto un cane o un gatto come amico e compagno di vita è il progressivo calo della vista, una condizione che si instaura a seguito dell’opacamento del cristallino, quella struttura anatomica oculare che in condizioni normali deve essere assolutamente limpida e trasparente.
Gli occhi di cani e gatti non funzionano esattamente come i nostri e per loro il senso della vista non riveste lo stesso ruolo che ha per noi umani.
Il cane è per certi versi un po’ miope: non vede molto bene gli oggetti e le figure lontani, a meno che non siano in movimento.
La visione periferica è di 70° più ampia della nostra e quella binoculare di 20° più limitata.
Così come avviene per noi, tuttavia, è fondamentale che i raggi luminosi – per poter arrivare alla retina, da li al nervo ottico e infine all’encefalo – attraversino nel loro percorso delle strutture anatomiche le più trasparenti possibili.
Uno degli elementi oculari più rilevanti, a questo proposito, è il cristallino, quella lente biconvessa che, situata nella cosiddetta camera posteriore dell’occhio, è capace di modificare la propria forma per la messa a fuoco e la regolazione della concentrazione della luce.
La principale affezione che riguarda il cristallino è la cataratta, cioè l’offuscamento – improvviso o progressivo della lente. Nel momento in cui tale struttura perde la sua trasparenza, la luce filtrerà con difficoltà, rendendo la vista problematica.
L’opacizzazione del cristallino può dipendere da vari motivi: traumi (ferite penetranti, colpi ricevuti alla testa, ecc.), malattie generalizzate (per esempio, il diabete mellito) o localizzate all’occhio (per esempio, l’atrofia retinica progressiva) oppure ancora – ed è la causa in genere più frequente nei nostri amici a quattro zampe – i processi degenerativi legati all’invecchiamento.
Una simile condizione riguarda i cani dopo il compimento degli 8-9 anni di età e gatti che hanno raggiunto i 10 anni di vita.
Successivamente, può comparire anche la tendenza a urtare oggetti, ostacoli o può mancare la risposta ai comandi di tipo gestuale.
Il proprietario può rendersi conto del disturbo anche attraverso un’anomala colorazione bianco/azzurrognola dell’occhio.
Trattandosi nella maggior parte dei casi di una condizione senile dall’andamento molto lento, che non comporta cioè gravi conseguenze apparenti per cani e gatti, in genere non è necessario intervenire ma lasciare – al contrario – che la natura faccia il suo corso.
Nei casi precoci (animali non anziani), tuttavia, è raccomandabile una visita veterinaria, meglio se accompagnata a un check-up ematologico completo.
Per una conferma diagnostica definitiva, tuttavia, è sempre opportuno un consulto presso un medico veterinario esperto in oftalmologia, il quale sottoporrà il nostro amico a quattro zampe a una valutazione specialistica completa (osservazione del fondo dell’occhio mediante determinate apparecchiature), alla quale eventualmente aggiungere un’elettroretinografia, ovvero un esame utile per comprendere se la risposta della retina è comunque positiva alla stimolazione luminosa, al fine di decidere se può valere la pena optare per l’intervento chirurgico di rimozione del cristallino.
Fonte: “Cataratta nel cane e nel gatto!” è un articolo del dottor Piero M. Bianchi medico veterinario, tratto da l’Arca di Noè, aprile 2020
Fonte immagine: Cane e gatto Immagine gratis – Public Domain Pictures
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