Rinomato dal punto di vista estetico per i suoi occhioni azzurri e per il colore bianco dei piedini, lo Snowshoe è apprezzato anche per l’indole socievole e la propensione a far sentire la sua voce. È infatti un gatto giocherellone e chiacchierone.
Discende dall’incrocio tra un Siamese e un American Shorthair: dal primo ha ereditato, tra l’altro, la passione per i vocalizzi, mentre dal secondo l’affabilità e una conformazione robusta.
Il mix di qualità innate e innegabili virtù lo rendono il compagno animale perfetto per chiunque sia alla ricerca di un felino domestico dotato di una personalità adorabilmente frizzante e un aspetto tenero e simpatico.
Verso la fine degli anni ’60, Dorothy Hinds-Daugherty – proprietaria dell’allevamento di Siamesi Kensing Cattery di Philadelphia, in Pennsylvania (Stati Uniti)- vide nascere tre cuccioli albini. La cosa avrebbe potuto lasciarla di stucco, perché a metterli al mondo era una delle sue gatte di pura razza Siamese, ma lei non batté ciglio e anzi fu subito incuriosita dalla loro diversità, intenerita da quei batuffoli candidi.
Per ottenere una colorazione colourpoint (ovvero pallida sul corpo e più scura su muso, orecchie, zampe e coda) fu necessario un nuovo incrocio con un Siamese, poiché tale caratteristica è dovuta a un gene recessivo e affinché si manifesti nella prole entrambi i genitori devono possederlo nel proprio patrimonio genetico.
Ulteriori unioni con l’American Shorthair diedero origine a una varietà che presentava un motivo a V rovesciata sul muso, una sorta di marchio che l’allevatrice ritenne essere apprezzabile.
Una volta scritto lo standard e presentata la razza Snowshoe in occasione di eventi locali, la Hinds-Daugherty cercò invano di convincere la Cat Fanciers’ Federation (CFF) ad accettare il nuovo gatto da lei selezionato.
La delusione fu così cocente da indurre l’allevatrice a una totale rinuncia del progetto. Dopo anni di tentativi falliti per ottenere l’agognata registrazione da parte delle maggiori organizzazioni feline, l’allevamento chiuse così i battenti e il programma venne abbandonato.
Ma qualcun altro si fece avanti per raccogliere i cocci e rimetterli insieme. Nikki Olander, titolare dell’allevamento Furr-Lo Cattery in Virginia, nonché appassionata di Snowshoe, accettò la sfida e si impegnò a proseguire quella strada in apparenza impervia.
I suoi sforzi furono infine premiati nel 1974 con un riconoscimento come “razza sperimentale” da parte dell’American Cat Association (ACA) e della stessa Cat Fanciers’ Federation (CFF).
Beninteso, non senza fatica, perché dovette riscrivere lo standard della razza e reclutare alleati tra gli allevatori…
Puoi leggere tutto l’articolo di Tito Parzello sul numero di ottobre 2020 del magazine L’Arca di Noè.
Fonte: “Snowshoe: gatto dai piedini bianchi!” è un estratto da un bel servizio di Tito Parzello tratto da L’Arca di Noè, ottobre 2020
Fonte immagine: File:SnowshoeCat.jpg – Wikimedia Commons
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