L’alternanza tra luci e ombre per una delle razze di gatto più antiche, note e apprezzate: chiaro e scuro nel ticking della pelliccia, leggende e (poche) certezze circa la sua storia…
Il nome lascia intendere che la zona geografica d’origine sia quella dell’Abissinia, ovvero l’odierna Etiopia, ma come spesso accade non vi è alcuna certezza e anzi sussistono dubbi in merito all’area di provenienza del gatto abissino.
Sebbene recenti studi sul suo codice genetico sembrino confermare il sospetto di alcuni allevatori che collocano la zona di provenienza sulla costa dell’Oceano Indiano oppure nel Sud-Est asiatico, nella fattispecie indicando una probabile discendenza da razze feline di quelle aree, la questione resta aperta.
Secondo la leggenda, invece, si tratterebbe della progenie dei gatti sacri venerati dagli antichi Egizi (all’incirca tra 6000 e 4000 anni fa) come incarnazioni viventi delle divinità.
È innegabile una certa somiglianza con gli affreschi e le sculture che si trovano nei templi e nei palazzi egiziani di quel periodo, ma lo stesso vale per altre specie quali per esempio il gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica), noto anche come gatto del deserto, dal quale gli esperti ritengono che derivino tutte le razze feline domestiche.
ZULA, O FORSE NO
Stando alle cronache, il primo Abissino a sbarcare in Inghilterra fu Zula. Nel 1868, al termine della spedizione britannica in Abissinia, una missione punitiva condotta dalle forze armate dell’Impero britannico contro l’Impero etiope, il capitano Barrett-Lennard e sua moglie fecero ritorno in patria insieme al loro gatto di nome Zula, che si presume fosse appunto un Abissino.
L’episodio è riportato da William Gordon Stables nel suo Cats: Their Points and Characteristics with Curiosities of Cat Life, and a Chapter on Feline Aliments, pubblicato nel 1877.
È lecito supporre, e sono in molti a ritenere che questa sia la versione dei fatti più credibile, che Zula non sopravvisse al viaggio e gli allevatori inglesi si adoperarono poi per ricrearne le fattezze a partire da felini (squisitamente britannici) a pelo corto e dotati del caratteristico manto con ticking.
La nuova razza si sviluppò e diffuse in Gran Bretagna fino alla Seconda guerra mondiale, quando purtroppo fu sul punto di scomparire: solo dopo il conflitto i programmi di allevamento ricominciarono, praticamente da zero.
I primi gatti Abissini a metter zampa oltreoceano furono due esemplari importati dall’Inghilterra agli inizi del ‘900, ma solo intorno agli anni ’30 vennero avviati programmi di allevamento in Nord America.
Tornando al secolo precedente, durante il primo evento pubblico dedicato ai gatti, organizzato da Harrison Weir presso il Crystal Palace di Londra nel 1871, tra le tante razze che sfilarono c’era anche quella abissina. E nella competizione riuscì pure a salire sul terzo posto del podio, su un totale di 160 concorrenti.
Lo stesso Weir, nel suo libro del 1889 intitolato Our Cats and All About Them, scrisse dell’Abissino che gli esemplari importati dall’Abissinia risultavano di corporatura più robusta rispetto alle varietà inglesi e i tratti caratteristici apparivano meno evidenti.
AFFETTUOSO, MA NON DOCILE
Quando sono in vena di tenerezze e coccole, gli Abissini lo manifestano chiaramente. In caso contrario non apprezzano troppe smancerie.
Il punto è che non amano essere presi in braccio, a meno che non siano loro stessi a richiederlo. Non sono per nulla sedentari e di certo non trascorreranno troppo tempo accoccolati sulle ginocchia.
Chi ha in mente quel tipo di gatto che resta a lungo immobile per ricevere carezze non sta pensando a un Abissino. Quest’ultimo è infatti un tipetto tosto, adatto a gente attiva e disposta a dedicargli energie per farlo muovere e intrattenerlo, adeguandosi alle sue regole (e non il contrario). I perditempo si astengano.
Essendo particolarmente agile, ha la necessità impellente di esercitare le proprie doti acrobatiche, senza badare ai danni collaterali. Gli elementi d’arredo si trasformano in percorsi e pedane, ostacoli e appigli. Se qualcosa cade e si infrange, pazienza, che si tratti di un errore o di una bravata volontaria.
Di indole indipendente, preferisce in ogni caso restare nei pressi di qualcuno (dei famigliari o dei suoi amici umani). Non necessariamente in braccio o a contatto diretto, ma comunque entro i confini del campo visivo; eventualmente seguendo a vista le attività domestiche, stanza per stanza.
In breve, chi è poco propenso all’azione e adora concedere un’ampia porzione del proprio tempo libero al relax farebbe meglio a scegliere un altro tipo di micio come compagno animale…
Fonte: estratto da un bel servizio di Tito Parrello, su L’Arca di Noè, marzo 2020
Fonte immagine: https://pixabay.com/it/photos/gatto-abissino-occhi-di-gatto-2501970/
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