Come ormai molti sanno, le api rappresentano una delle chiavi di volta della vita sul nostro pianeta per come la conosciamo: senza di esse la maggioranza delle specie biologiche, compresa quella umana, si estinguerebbe molto in fretta; questo loro incessante lavoro per la natura viene svolto in buona parte dietro le quinte e spesso questi preziosissimi insetti sono percepiti come lontani e intenti a un’esistenza totalmente distaccata dalla nostra, se non addirittura temuti per il loro pungiglione, decisamente più letale per loro che per noi.
Eppure l’apicoltura è un lavoro molto praticato in Italia, Paese rinomato per l’ottima varietà di mieli che produce, e rappresenta benissimo un frangente dove uomini e api vivono a stretto contatto per perseguire un fine comune.
È infatti questo il contesto in cui le api svolgono anche un ruolo sociale: corsi di apicoltura per i detenuti non solo come mezzo per il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro una volta usciti dal carcere, ma anche come possibilità di alleviare la pena della reclusione trascorrendo più tempo all’aria aperta a stretto contatto con questi animali unici..
Salvatore Abbene, veterinario libero professionista, collabora da vari anni con la casa circondariale Petrusa di Agrigento per i corsi di apicoltura che, inizialmente, erano finanziati dalla FAI (la Federazione Apicoltori Italiani alla quale appartiene anche Salvatore).
Oggi, invece, il corso è portato avanti grazie ai fondi residui concessi dal Ministero di Grazia e Giustizia per mantenere l’apiario e alla collaborazione dell’amministrazione penitenziaria, permettendo così di far sopravvivere le api e di continuare a dare ai detenuti la possibilità di imparare un lavoro, anche abbastanza redditizio, da praticare una volta usciti.
Molti si sono appassionati a questa attività che, come abbiamo detto, gli consente di passare del tempo extra all’aria aperta. Quest’anno le piogge prolungate hanno ritardato un po’ la fioritura, ma ultimamente stanno facendo capolino dal verde molti fiori di sulla, dai quali viene prodotto un miele particolarmente richiesto: si tratta di una pianta tipica dell’Agrigentino che fiorisce appena si riducono le piogge e dei cui fiori sono ghiotte le api.
A spiegare più dettagliatamente come si articola il progetto di apicoltura del carcere di Agrigento è la dottoressa Maria Clotilde Faro, responsabile dell’area educativa:
Da dieci anni ormai, grazie ai finanziamenti del Ministero, riusciamo a portare avanti questo corso, il quale sta dando frutti che vanno oltre l’effetto molto positivo che ha su chi lo segue: per esempio, l’anno scorso durante un piccolo evento gli apprendisti apicoltori hanno presentato la loro etichetta di miele di eucalipto, albero molto comune nei pressi della casa circondariale.
L’etichetta è stata scelta attraverso un concorso di disegno da cui è nato il logo: un’ape sorridente che si avvicina ad alcuni fiori colorati, un’ape felice, che a sua volta ha dato il nome a questo miele, Ape Felice appunto.
Visti i risultati molto positivi, ci stiamo adoperando per migliorare il corso e aprirlo a più persone, inoltre abbiamo intenzione di iniziare a piantare più varietà di erbe aromatiche in modo da variare i tipi di miele prodotti…
Fonte: “Api: la funzione sociale!” è estratto da un bel servizio di Michelangelo Panza, tratto da L’Arca di Noè, giugno 2019
Fonte immagine: Dieci lezioni per avvicinarsi al mondo delle api | Città di Livorno (comune.livorno.it)
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