Le zampe si poggiano silenziose sul terreno, gli occhi penetrano l’oscurità e gli permettono di vedere con anticipo i suoi obiettivi nel buio: è il gatto selvatico (Felis silvestris), il felino più riservato che abbia mai abitato i nostri boschi.
In passato era abbastanza frequente in Italia. Seppur difficile da osservare, se ne potevano notare le tracce ma oggi la specie è in declino e le cause sono molte. In primo luogo vi è la progressiva distruzione o modificazione dell’habitat naturale nel corso degli anni che, fra l’altro, è motivo di rarefazione anche per molte specie selvatiche.
Anche il bracconaggio ha contribuito a ridurre il numero degli esemplari. I cacciatori sistemano le trappole nei boschi, dato che le abitudini notturne lo rendono difficile da cacciare con le armi da fuoco, e attendono che qualche soggetto rimanga intrappolato. Comunque non è il bracconaggio la prima causa della rarefazione di questo felino, da ricercare invece nelle ibridazioni con il gatto domestico.
Le conoscenze sulla distribuzione dal gatto selvatico nel nostro Paese sono abbastanza scarse e questo è dovuto sia alle sue abitudini poco osservabili sia alle difficoltà di identificare i soggetti veramente selvatici senza confonderli con i gatti domestici in libertà.
Ma il felino è anche presente sulla dorsale appenninica centrale, fino alla Sicilia dove abita le montagne a nord. C’è anche in Sardegna, anche se discende da un ceppo diverso. Territoriale e solitario, il gatto selvatico abita i boschi di latifoglie, mentre in Sardegna predilige la macchia mediterranea.
Si tratta di un animale. tendenzialmente solitario, con un organizzazione sociale basata sulla spartizione del territorio di caccia tra i maschi, mentre con le femmine lo spazio può sovrapporsi.
L’area di influenza di un maschio è molto ampia e può raggiungere i dieci chilometri quadrati, le femmine occupano spazi più ridotti. I confini dell’area di influenza sono “marcati” dai gatti con l’urina, facendosi le unghie sugli alberi o sfregando sulla vegetazione particolari ghiandole poste ai lati della bocca.
Il maschio è molto più grosso della femmina e durante il periodo degli amori, tra gennaio e febbraio, viaggia alla ricerca di una compagna. Dopo due mesi dall’accoppiamento vengono alla luce da due a cinque piccoli che a cinque mesi sono già in grado di seguire la madre mentre caccia, per cercare di coglierne segreti.
Passato ancora qualche mese, la famiglia si disperde e ogni singolo individuo cerca un suo territorio. Quando il gatto selvatico costruisce la tana lo fa all’interno di alberi cavi o nelle crepe ma, essendo un po’ “pigro”, di solito preferisce occupare quelle lasciate libere da altri animali.
La dieta è esclusivamente carnivora e comprende roditori, rettili e anfibi vivi o morti.
Fonte: “Gatto selvatico” è un estratto da un bel servizio su Amici di Casa, maggio 2018
Fonte immagine: File:Felis silvestris Kocka divoká zoo cropped.jpg – Wikimedia Commons
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