Gli studi sulla domesticazione, cioè la mutazione del lupo in cane avvenuta decine di migliaia di anni fa, indicano che i soggetti più portati a interagire con noi, i lupi meno timorosi e più socievoli, erano anche quelli che utilizzavano più spesso la voce per comunicare.
I successivi accoppiamenti mirati a ottenere determinate caratteristiche funzionali alle nostre esigenze, durati migliaia di anni, avrebbero fatto il resto, rendendo il nostro amico capace di esprimersi in molti modi e con tonalità differenti a seconda delle situazioni.
Un’altra teoria spiega il frequente uso della voce da parte del cane anche come una sorta di imitazione: poiché noi umani usiamo tantissimo la voce e poiché i cani hanno trascorso millenni ascoltandoci parlare, hanno imparato a comportarsi in modo simile a noi.
E infatti, tra tutti gli animali che appartengono alla famiglia dei Canidi, che comprende lupi, coyote, sciacalli, volpi eccetera, il cane è il solo a utilizzare così spesso l’abbaio e in modi tanto diversificati.
Perché è l’unico Canide a essere divenuto domestico e ad aver condiviso la nostra esistenza da sempre.
E se ci facciamo caso, ci accorgeremo che i cani abbaiano soprattutto per richiamare la nostra attenzione e molto meno per comunicare con i loro simili.
Un singolo abbaio secco, breve (“wuf!”), generalmente con tono basso o medio: rappresenta una sola parola, in genere un rimprovero o un sollecito.
Capita di sentirlo quando un cane adulto vuole correggere il comportamento di un suo simile di età inferiore, spesso un cucciolo, o un essere umano considerato meno importante nella struttura famigliare. Questo suono ha spesso il potere di interrompere immediatamente il comportamento che il cane ritiene errato.
Abbai cadenzati, ritmici, tre o quattro emissioni (“woof, woof, woof!”), con tono medio e abbastanza distanziate, seguite da un intervallo e poi nuovamente emesse per qualche ripresa: di solito sono segnali diretti a qualcuno che passa lontano dal territorio del cane ma che potrebbe avvicinarsi, oppure che è già passato e si sta allontanando.
Il cane lo usa per comunicare che non verrà preso di sorpresa da un avvicinamento, nel primo caso, o che ha scoperto la manovra in ritardo, nel secondo caso, ma che è vigile per un eventuale secondo passaggio. In entrambi i casi, il cane non sa esattamente di cosa si tratti ma segnala comunque la propria presenza e avvisa anche il resto del branco.
Abbai molto veloci, ravvicinati, a volte tanto da fondersi quasi in un suono continuo (“woof-woof-woof-woof!”); è un “allarme generale” e lo sentiamo quando il pericolo, reale o presunto, è ormai molto vicino ed è necessario che tutto il branco, cioè noi e il cane, intervenga per difendere il territorio dall’invasore.
Abbaio prolungato, che spesso diventa ululato (“woof-wuuuf-auuuuuu!”), ripetuto a intervalli costanti: è un grido di richiamo, un lamento disperato dovuto al fatto di essere rimasto solo mentre tutto il resto del branco è uscito o si è spostato in un altro punto della casa che il cane non può raggiungere né vedere.
Abbaio leggero, un po’ acuto a volte, che muta di suono (“wo-ruuf!”), emesso solo una volta ed eventualmente ripetuto se non succede niente: è un sollecito a fare qualcosa, di solito giocare, ed è un’espressione di eccitazione e gioia per l’evento che sta per accadere.
Fonte: “Cane che abbaia? 5 modi per dirci qualcosa” è estratto da un bel servizio su Amici di Casa, novembre 2018
Fonte immagine: Cane Abbaiare Animale Domestico – Foto gratis su Pixabay
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