Gli antenati della moderna tartaruga alligatore, Macrochelys temminckii (Troost, 1835), già popolavano l’antico Nord America ben 16-18 milioni di anni fa e da allora poco è cambiato nella morfologia di questo rettile.
Tra le tartarughe palustri, quella alligatore è la più gran del Nord America, un esemplare maschio ha persino raggiunto gli 80 cm di lunghezza del carapace (la porzione dorsale dello scudo), ma la media si assesta sui 50 cm.
L’aspetto è massiccio e compatto, tanto che il peso può arrivare a 80-100 kg. Un vero gigante corazzato unico al mondo, evolutosi perfettamente per vivere nei fiumi limacciosi a lento scorrimento, nei pantani e nelle paludi, dal bayou (“bayuk” in indiano Choctaw significa “piccolo ruscello”) della Louisiana con i tipici cipressi dai tronchi sommersi, fino alle Everglades della Florida.
I SEGRETI DEL SUO SUCCESSO
Per sopravvivere in un ambiente estremo bisogna avere caratteristiche speciali. Le zampe sono larghe e dotate di artigli lunghi e spessi per far meglio presa e spostarsi su fondali dalla composizione variabile, tra legni, roccia e fango.
Il carapace è formato da placche molto spesse, con sporgenze ricurve che aumentano la protezione e formano quel particolare disegno tipico degli alligatori (che le è valso parte del nome). Nelle porzioni dove la pelle è scoperta dalla protezione del carapace (dorsale) e del piastrone (ventrale) questa si presenta spessa, coriacea e ruvida.
La bocca è però anche un’arma di difesa contro i predatori, uomo compreso. Sono segnalati diversi casi di traumi nei confronti dell’uomo, ma nella bibliografia scientifica è riportato un solo caso di amputazione di dito in uno sventurato adolescente.
La livrea di questa specie non è di certo appariscente, le zampe, la testa, il carapace e il piastrone hanno infatti un colore scuro, perfetto per mimetizzarsi sui fondali dei fiumi a lento scorrimento, ricchi di limo, fango e vegetazione sommersa.
Negli esemplari adulti non è raro inoltre trovare macchiettature o lunghi fila menti di colore verde, sono alghe filamentose che sfruttano il corpo del rettile come fosse un substrato.
Esiste però un piccolo organo che va controcorrente: la lingua. Nella tartaruga alligatore si presenta infatti di colore rosso acceso, piccola ma dotata di grande motilità.
È l’arma che non ti aspetti in questo rettile e vie ne utilizzata come una raffinatissima esca fondamentale per la caccia.
La tartaruga alligatore non è agile e possiamo definirla come un predatore d’agguato che resta immerso, mimetizzato tra fogliame e tronchi con la bocca completamente spalancata
Ma questa temibile tenaglia sarebbe comunque inutile senza un trucco per attirare le prede, soprattutto pesci che nuotano nelle acque limacciose e con scarsa visibilità…
Ecco dunque che entra in gioco la lingua, che viene mossa come se fosse un verme, flettendosi e contraendosi. I pesci attratti si avvicinano pensando a un facile pasto ma, in realtà, fanno scattare la letale morsa della bocca…
Fonte: “Tartaruga Alligatore (la regina corazzata)!” è un estratto da un bel servizio di Alessio Arbuatti, su L’Arca di Noé, luglio 2020
Fonte immagine: Il villaggio di La Lajita e l’Oasis Park a Fuerteventura (viagallica.com)Ami gli animali e la natura? A questo link trovi molti altri articoli che parlano di animali.
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