Le punture possono venire soprattutto dagli imenotteri (gli insetti caratterizzati soprattutto da quattro ali membranose). In particolare api e vespe.
In questo caso si tratta di una reazione dell’animale a scopo difensivo: il pungiglione non fa infatti parte dell’apparato boccale, ma è in genere parte dell’estremità dell’addome, ed è collegato a una piccola sacca contenente veleno.
Il pungiglione delle vespe è semplice e poco uncinato, e l’animale riesce in questo modo a estrarlo, dopo aver punto, per poter pungere ancora.
Quello delle api è invece munito di più uncini e dopo la puntura si “ancora” alla pelle: in questo modo è lo stesso insetto a morire, a causa delle lacerazioni che la puntura provoca al suo apparato addominale.
Il veleno contiene sostanze irritanti, che provocano arrossamento, gonfiore e dolore, anche intenso.
Ad ogni puntura ne viene iniettato poco più di 0,5 ml e contiene le stesse sostanze che vengono fisiologicamente prodotte quando l’organismo attiva una risposta infiammatoria: istamina, proteine che stimolano la risposta infiammatoria, adrenalina, enzimi.
La conseguenza più grave della puntura è però lo shock anafilattico che ha luogo in soggetti particolarmente allergici.
Fonte: “Api e vespe: occhio alle loro punture!” è un estratto da un bel servizio su un vecchio numero di Benefit, giugno 2003
Fonte immagine: Foto gratis: Vespe, fiore, petalo, pianta, insetto, flora (pixnio.com)