Per arrivarci ci vogliono quattro ore di aereo e un’ora di auto. La sola cosa che unisce la città di partenza e di destinazione è il mare: all’inizio del viaggio si decolla sopra le acque della costa laziale e alla fine si atterra sorvolando quelle del Medio Oriente. Siamo a Moshav Olesh, a pochi chilometri da Tel Aviv, una piccola comunità agricola nel cuore dello Stato di Israele.
Proprio qui è stata costruita la Freedom Farm Sanctuary, la Fattoria della Libertà, che accoglie e cura animali da allevamento disabili.
Il rifugio è stato fondato da Adit Romano, ex dirigente di affari, e da Meital Ben Ari, professionista dell’hi-tech. Le due donne hanno concentrato tutte le loro energie in questo progetto per aiutare gli animali, che non possono esprimere la propria sofferenza con le parole.
Gary è una pecora che cammina con del tutori, Miri è un asino con tre zampe, Nir è una mucca con una protesi. La Freedom Farm ospita più di 240 animali che in questo luogo speciale – a metà strada tra una fattoria e una clinica veterinaria – hanno ritrovato la voglia, anzi il diritto di vivere.
Alcuni cuccioli sono stati infatti salvati dal macello, mentre altri sono stati abbandonati proprio per la loro disabilità. “Che me ne faccio di questa capra cieca?”, potrebbe aver pensato il pastore prima di abbandonarla. Omer ha trovato però degli angeli che lo hanno salvato. Questa capretta non vedente è ora coccolata dai volontari del ranch e ha stretto amicizia con altri cuccioli meno fortunati.
La struttura copre un’area di due ettari con pascoli rigogliosi, stalle e un fienile, e conta sulle donazioni di privati, di volontari e di sostenitori.
La Freedom Farm è un’organizzazione no profit e costa un milione di dollari all’anno, oltre 900 mila euro, soldi che servono per l’acquisto di cibo e per le cure mediche. Basta donare anche solo 10 euro per regalare una speranza a questi esseri speciali.
«La forza del mondo si fonda sulla diversità». Angelina Jolie ha esordito cosi alla presentazione romana di Maleficent – Signora del male, la favola dark della Disney. Una tematica oggi più che mai attuale, e molto sentita alla Freedom Farm.
Secondo le due fondatrici, ogni animale, anche se disabile, è un essere vivente da rispettare. In questa fattoria, i cuccioli meno fortunati trovano tutto ciò di cui hanno bisogno: amore, sicurezza e cure.
Durante l’anno il casale è visitato da scolaresche e da famiglie con bambini, a volte anche disabili. I piccoli ospiti smettono cosi di sentirsi diversi solo perché siedono su una carrozzella o solo perché hanno un disturbo comportamentale. Anzi, il rapporto con un cucciolo diversamente abile fa scattare nella mente del bambino un percorso cognitivo che lo porta a considerare la disabilità per ciò che è: una costruzione mentale.
Dai verdi pascoli al cielo azzurro, fino al rumore del vento, i bambini lasciano nello zaino smartphone e videogiochi per essere catapultati totalmente nella natura e per imparare a rispettare le bellezze del mondo.
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