La bella stagione è arrivata, le temperature sono in aumento ed è pertanto doveroso tornare a parlare della leishmaniosi, una malattia che viene trasmessa ai cani dalle punture dei flebotomi o pappataci, quei minuscoli insetti diffusi un tempo principalmente lungo le coste tirreniche, ma abituatisi oggigiorno a vivere un po’ ovunque su tutto il territorio italiano.
Secondo quanto recentemente riferito dagli studiosi, infatti, l’intero nostro Paese risulta ormai a rischio, fatta salva l’eccezione di alcune aree montane. I dati comunicati dal Centro di Referenza Nazionale per le Leishmaniosi parlano di circa un milione di cani infetti sul territorio nazionale (in Europa sarebbero invece circa il triplo); bisogna a tal proposito specificare che, quando un cane è stato punto da un pappatacio che ospita nel proprio organismo la forma immatura del protozoo responsabile della malattia, esso rimarrà per sempre portatore e di conseguenza serbatoio dell’infezione.
Sebbene, effettivamente, non tutti i cani infetti manifestino sempre e necessariamente i sintomi della malattia, è buona norma fare attenzione ad alcuni segni clinici, come per esempio il dimagramento, la diminuzione della vivacità e della voglia di giocare, la presenza di forfora a grosse scaglie, il prurito, la crescita esagerata delle unghie, la perdita di sangue dal naso e l’aumento di volume dei linfonodi.
La lotta alla diffusione della malattia (che può interessare anche la specie umana, pur non sussistendo rischi derivanti dalla convivenza con un membro della specie canina) si fonda su due principali aspetti: la protezione dal contatto con il flebotomo (responsabile dell’infezione) e la vaccinazione. Quest’ultima è indubbiamente un’arma efficace nel contrastare lo sviluppo della malattia, ma non è da sola sufficiente a bloccare l’infezione.
Per questo è fondamentale combinare il vaccino con prodotti per uso topico (quali per esempio collari o fialette spot-on, che di norma offrono una protezione superiore al 90%), in grado di impedire che i pappataci pungano i nostri amici a quattro zampe. L’obiettivo è dunque quello di evitare il contatto tra gli insetti e i cani.
È comunque raccomandabile effettuare una o due visite all’anno presso il proprio veterinario di fiducia, al fine di valutare — caso per caso — l’approccio migliore da usare.
Fonte: L’Arca di Noè, aprile 2019
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