Orchidea si muove per casa in punta di zampe, come se temesse di disturbare. Ci guarda con i grandi occhi nocciola, ormai velati dalla cataratta, e sembra quasi non credere che finalmente sia toccato anche a lei. Le pare impossibile avere un tetto, un tappeto e una mano pronta ad accarezzarla.
Si era rassegnata a morire in quel canile romano dove era entrata da cucciolona e dal quale non era mai più uscita per 15 lunghissimi anni. Perché la vita di Orchidea era fatta di sbarre, cemento e delle cure dei volontari, da condividere con molti, troppi altri cani.
Vederlo crescere era stato meraviglioso per me che avevo sempre amato alla follia i cani e che volevo fare qualcosa per donare una vita felice a uno di loro.
E ora che Ulisse iniziava a invecchiare volevo tanto regalargli un compagno di vita. Però i cuccioli, si sa, sono impegnativi: rosicchiano, distruggono, devono imparare a fare pipì fuori e spesso non sono graditi a un cane anziano che ormai vuole godersi la vita in tranquillità.
Fu così che iniziò a frullarmi in testa l’idea di prendere un cane adulto, con un carattere già formato e una personalità che fosse compatibile con quella di Ulisse. Ripresi a seguire il blog e feci scorrere con un po’ d’emozione i vari post.
C’erano così tanti cani sfortunati che aspettavano solo di avere una seconda possibilità. Scegliere era difficile. Non c’erano criteri matematici per decidere chi meritasse più degli altri di avere una vita felice.
Poi i miei occhi caddero sulle foto di una cagnolina nera e cicciottella, il musetto imbiancato che prometteva infinita dolcezza. Ecco il solo criterio che mi avrebbe permesso di scegliere quella giusta per me: l’amore a prima vista. La scintilla scoccò con una cagnolina di ben 16 anni, 15 dei quali trascorsi prigioniera dietro le sbarre di un canile.
Quante possibilità avrebbe avuto una bestiola di quell’età di trovare una famiglia se nessuno l’aveva mai scelta prima?
In quel momento seppi con certezza che toccava a me farlo. Chiamai subito Loredana: volevo dare una chance a Orchidea e anche a me.
La macchina delle adozioni si mise in moto e un volontario portò la mia futura cagnolina a casa, per abituarla a una vita che non aveva mai conosciuto o che forse aveva da lungo tempo dimenticato. Non posso che complimentarmi con la persona che si occupò di lei perché in poco tempo riuscì a fare uno splendido lavoro…
Fonte: estratto da un bellissimo racconto intervista di Federica G., raccolta da Simona Busto – tratto da Confidenze, 25/06/19
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