Parliamo di un felino le cui origini sono sconosciute, dal caratteristico manto blu con sfumature grigie. E con un’espressione che ricorda il sorriso della Gioconda leonardiana…
Quale mistero si cela dietro quello sguardo magnetico e quel sorriso appena accennato, come quello della Monna Lisa di Leonardo?
La singolare forma arcuata della bocca del Blu di Russia, più marcata negli esemplari allevati negli Stati Uniti, meno evidente nei soggetti nati in Inghilterra, è una peculiarità e quasi la smorfia beffarda di chi è consapevole del proprio fascino.
- L’origine del gatto Blu di Russia è incerta: si narra sia arrivato in Gran Bretagna intorno al 1860 da Arcangelo, una città portuale che sorge sulle rive della Dvina settentrionale, affacciata sul Mar Bianco.
- Forse i marinai inglesi lo imbarcavano sulle navi affinché desse la caccia ai topi; e così, viaggiando, si fece conoscere e si diffuse in varie parti del mondo.
Sappiamo che la pelliccia, dalle sfumature simili al manto della lontra, è stata (tristemente) utilizzata per confezionare capi di abbigliamento come colbacchi, manicotti e colli per i cappotti.
La sua fama raggiunse la corte di San Pietroburgo e poi la corte di Londra; si dice che lo zar Pietro il Grande ne possedesse alcuni esemplari, così come la regina Vittoria nel Regno Unito. E diversi gatti blu erano soliti gironzolare per le camere di corte dello zar Nicola II.
L’eleganza e l’aspetto aristocratico riscossero subito un grande successo e gli valsero diversi soprannomi: gatto blu di Malta, gatto spagnolo, e anche Arkhangelsk (dal luogo dove fu scoperto). Eppure, per molto tempo, alle mostre feline fu surclassato da gatti simili ma più famosi come l’inglese British Shorthair blu o il Certosino francese.
Il Blu di Russia si distingue da quest’ultimo per il colore degli occhi: il certosino ha gli occhi giallo arancio, mentre il Blu di Russia li ha verdi.
AMATO DA AMERICANI E INGLESI
Con la Prima Guerra Mondiale rischiò l’estinzione; gli allevatori inglesi — per salvare e tutelare la discendenza della razza — tentarono incroci con i Siamesi blue point, ottenendo però gatti differenti dallo standard originale, e con animali molto più esili, che tuttavia conservavano il colore del pelo.
- Cercarono allora di creare incroci che non si allontanassero troppo dalle caratteristiche iniziali.
Gli allevatori statunitensi invece preferirono optare per selezioni che dessero origine a esemplari più eleganti, ma ancora diversi dagli originali per via di una testa più cuneiforme e orecchie grandi con bassa attaccatura: il risultato fu un manto dall’apparenza quasi regale.
La razza ottenne un riconoscimento ufficiale nel 1912, ma dal 1966 ha un nuovo standard e oggi è nota soprattutto in Inghilterra, in Svezia e negli Stati Uniti. È considerato un gatto da appartamento molto pregiato e gli esemplari con pedigree possono costare più di 900 euro…
Fonte: L’Arca di Noè, marzo 2019 – estratto da un bel servizio di Tito Parrello
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