«Buongiorno, vorrei prenotare una suite per due settimane».
«Buongiorno a lei, faccio controllare subito la disponibilità al mio Impiegatto».
Già una risposta del genere ti mette sull’avviso. Quando poi scopri che l’Impiegatto è un soriano dal pelo rosso che ama sonnecchiare in reception. accogliendo gli ospiti con un languido “miao”, tutto si chiarisce: benvenuti alla Cat Suite Home di Milano, ovvero il
grand hotel a misura di felino.
Un vero e proprio “cinque stelle lusso” che chiamare pensione per animali non è solo riduttivo, è un insulto. Perché qui il gatto di turno, di qualunque razza ed età, a partire dai tre mesi, viene accolto e coccolato come forse non gli capita neppure a casa: si riposa su morbidi cuscini sospesi a quattro metri di altezza, si improvvisa pantera arrampicandosi su arzigogolati “rami” che pendono dal soffitto, dispone di un menù gourmet sempre fresco e variato e poi, udite udite, può farsi le unghie sulle poltrone o rintanarsi in un armadio senza che nessuno gli rompa le scatole.
E il bello è che tutto questo non avviene nel classico capannone adibito a ricovero per animali, ma in un vero e proprio appartamento in cui di solito vivono gli umani: in bagno, anziché il water e il bidet, ci trovi cassettine per i bisogni e tiragraffi, e in cucina, tra il lavandino e i fornelli, ci sono le ciotole con i croccantini e una fontanella di acqua fresca.
Per non parlare dell’ampio balcone, cui gli ospiti del “gattalbergo” accedono attraverso una porticina basculante detta “gattaiola”: inutile dire che le sdraio per acciambellarsi al sole facendo le fusa sono sempre prenotate.
Ma torniamo alla reception. Con un “miao” di gattesca beatitudine, l’Impiegatto addetto alle prenotazioni si accoccola sulle ginocchia di Mirella Ariata, cinquantaquattro anni. È lei la creatrice di Cat Suite Home, una idea nata essenzialmente da una smisurata passione per questi animali.
«Li ho sempre adorati ma da ragazza, e anche da sposata, non ero mai riuscita ad averne uno», dice. «Poi, dieci anni fa, mi sono trovata a vivere da sola e ho finalmente adottato la mia prima gattina, Frigna, presto seguita da Maya. Grazie a loro, il mio amore per i gatti è arrivato al top. Avrei voluto prenderne altri, ma mi sono detta: “Frena, Mirella”. Allora ho cominciato a fare la “cat sitter”, proponendo agli amici e ai parenti di tenere loro il gatto quando andavano in vacanza».
Poi però i gatti in pensione non andavano d’accordo con Frigna e Maya, così Mirella, che allora lavorava come impiegata e con i felini si faceva aiutare da una amica, si ingegnò: «Commissionai a un falegname alcune graziose casette in legno, complete al loro interno di tiragraffi, cuccia e lettiera igienica, in cui ambientare senza stress i mici che i clienti mi portavano».
Quelle casette variopinte e con tutti i comfort adesso sono diventate le “camere” dell’hotel gattesco.
Ed ecco che al quarto piano dello stesso edificio in cui vive questa intraprendente “gattara” con il suo compagno è nata la Cat Suite Home, centoventi metri quadrati a misura di felino. Nel vero senso della parola: essendo un loft ricavato in una ex fabbrica, i soffitti sono alti più di cinque metri. «L’ideale per i gatti, che amano le alte quote», dice Mirella, mentre un magnifico siamese, quasi a ribadire il concetto, si muove sinuoso sopra le nostre teste, in bilico su una specie di ponte tibetano.
Innanzitutto, due conti: la tariffa è di venti euro al giorno, trenta per due gatti dello stesso proprietario. Poi le precauzioni sanitarie: «L’importante è che sia i maschi sia le femmine siano sterilizzati, vaccinati e senza parassiti», precisa la padrona di casa, che, oltre all’Impiegatto, sorpreso più volte a sonnecchiare durante l’orario di lavoro, per gestire gli affari ha assunto due collaboratrici umane…
Fonte: estratto da un bel servizio di Metello Venè su Di Più, continua a leggere il’articolo sul numero 28 di giugno 2019
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