Fra novembre e dicembre il sopraggiungere delle prime giornate realmente rigide, in particolar modo nel Nord della Penisola, può rivelarsi dannoso per i cani, soprattutto se gli animali sono ancora in giovane età o anziani, oppure se soffrono di qualche malattia, per non parlare delle femmine gravide o in allattamento. Tutte queste tipologie sono infatti più sensibili agli sbalzi di temperatura.
Ma cosa realmente rende valido un alimento destinato al nostro quattro zampe? Intanto i metodi di lavorazione con cui viene prodotto, quindi le materie prime, i carboidrati, i minerali, le vitamine che contiene. La moderna veterinaria, per esempio, riconosce eccellenti proprietà antinfiammatorie e antiossidanti agli acidi grassi denominati Omega-3, di cui sono ricche le carni di molte specie ittiche. Dopodiché va elaborato un menù settimanale che tenga conto delle molteplici esigenze che può avere il nostro amico, adattabili da razza a razza.
C’è poi un ulteriore elemento da tenere in considerazione: un animale ricoperto da un caldo mantello che ben lo difende dai rigori stagionali avrà necessità di un minore apporto calorico rispetto a un collega con il pelo corto.
Un valido aiuto al riguardo giunge dalle aziende alimentari di settore. Infatti i mangimi confezionati riportano generalmente indicazioni sulle quantità giornaliere ottimali da elargire al quattro zampe in relazione alle sue caratteristiche. Di norma risultano sufficienti nella quasi totalità dei casi, ed eventuali integrazioni si possono fare quando le temperature esterne, con le quali il cane si deve confrontare durante le passeggiate quotidiane, si avvicinano allo zero termico.
In ragione di quanto detto è preferibile non somministrare al cane qualche boccone goloso avanzatoci nel piatto, pena l’alterazione del quantitativo di fabbisogno energetico che l’organismo dell’animale richiede. Questo fabbisogno dipende anche dall’attività fisica che svolge: un pastore maremmano a guardia del suo gregge, solo per citare un caso emblematico, raramente resta in ozio e pertanto va nutrito in base alle ore di lavoro che realmente svolge.
Fonte: tratto da un bel servizio di Giorgio Cacciatori su L’Arca di Noè, dicembre 2017
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