La pet therapy in Italia è ormai ampiamente utilizzata e con importanti risultati presso le case protette per anziani.
In situazioni meno compromesse, come la demenza senile e i disturbi cognitivi, invece, «la presenza del cane è utile a far aprire la persona al flusso dei suoi ricordi, inducendola a parlarne con i presenti», aggiunge l’esperto. «Spesso, infatti, gli anziani in queste strutture provano una sensazione di essere fuori posto che li porta a non interagire con gli altri ospiti».
Ecco allora la proposta «Un primo passo potrebbe essere quello di incentivare l’adozione di almeno un pet da parte di ciascun centro, scegliendoli fra quelli al momento ospitati dai canili e gattili comunali. Opzione che dovrebbe, poi, essere trasformata in una prassi strutturata per tutti i centri sul territorio».
Fonte: tratto da un servizio di Marco Ronchetto su Ok Salute e Benessere, maggio 2016
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